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Macroselle: proprietà e benefici

PREMESSA

Le infezioni alle vie urinarie sono una condizione frequente che riguarda soprattutto le donne (1).

Con il termine generico UTI (dall’inglese Urinary Tract Infection) o in italiano IVU (Infezioni Vie Urinarie) vengono considerate patologie infettive che interessano i diversi tratti del sistema urinario.

È stato calcolato che circa un terzo delle donne adulte ha sperimentato un episodio di cistite sintomatica almeno una volta ed è frequente che questa condizione si ripeta. Se i fattori predisponenti non vengono identificati e rimossi, l’UTI può portare a conseguenze più gravi, in particolare danni renali e insufficienza renale (2) o infezioni ricorrenti. 

Anatomicamente l’apparato urinario si compone di: 

  • Due reni (filtrano il sangue e concentrano il filtrato);
  • Due ureteri (conducono l’urina alla vescica); 
  • Vescica (dove l’urina si concentra), la patologia infettiva che ne deriva prende il nome di cistite;
  • Un’uretra (che conduce l’urina all’esterno) che presenta una lunghezza nell’uomo di circa 18 cm e 3-5 cm nella donna. Questo aspetto fa comprendere la ragione per cui assistiamo ad una maggiore frequenza di cistiti nel genere femminile rispetto a quello maschile, i batteri infatti possono risalire più facilmente dall’esterno mediante prassi igieniche non idonee che causano una contaminazione di batteri fecali presenti nel distretto anatomico limitrofo.

Facendo riferimento al tipo di classificazione del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) in America aggiornata nel 2008, le tipologie di infezione si possono suddividere in IVU sintomatiche, batteriuria asintomatica ed altre infezioni del tratto urinario (3).

Le infezioni alle vie urinarie possono essere suddivise inoltre anche in base alla sede anatomica in cui si manifesta:

  • infezioni delle vie inferiori che interessano l’uretra e la vescica (le rispettive patologie prendono il nome di uretrite e cistite); queste sono le forme meno gravi ma spesso si presentano recidive soprattutto nel genere femminile.
  • infezioni delle vie superiori che interessano gli ureteri e le reni (denominate pielonefriti e nefriti). Questo tipo di infezioni richiedono un trattamento tempestivo e monitoraggio della funzionalità renale per evitare conseguenze permanenti.

Il batterio maggiormente associato a infezioni delle vie inferiori (in particolar modo le cistiti) è l’Escherichia coli che è presente in oltre il 90% di casi (4). Una cistite non trattata adeguatamente può condurre a complicanze di rilievo con coinvolgimento di pelvi renali e rene; il paziente può andare incontro a infezioni ricorrenti quando l’infezione non è seguita dalla completa risoluzione e spesso sono causate dallo stesso patogeno (5). 

La cistite è la più diffusa delle patologie dell’apparato urinario e nella sintomatologia sono incluse: 

  • disiura
  • aumento della frequenza di stimolo ad urinare; 
  • urine opache; 
  • globuli bianchi nelle urine in numero superiore 100000u/ml. 

Come precedentemente espresso l’Escherichia coli è il batterio gram negativo ritenuto più frequentemente responsabile delle infezioni del tratto urinario grazie alla possibilità di muoversi dall’intestino (4). Oramai molti studi hanno evidenziato le modalità di interazione con le cellule dell’epitelio urinario. 

TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DEI DISTURBI ALLE VIE URINARIE (SIU)

Di grande allarme in ambito urologico è la diffusione di patogeni con resistenza multi-farmaco, la Società Italiana di Urologia (SIU) ritiene questo fenomeno una vera e propria emergenza clinica, e si è sentita la necessità di dare ampio spazio nel documento (redatto nel 2015) dal titolo: Raccomandazioni in tema di diagnosi, trattamento e profilassi delle infezioni delle vie urinarie (6).

La questione è talmente rilevante in campo clinico che il NIH (National Institute Health) ha stabilito un concorso per premiare idee innovative in grado di arginare il problema. Si stima che i batteri resistenti agli antibiotici causino almeno 2 milioni di infezioni e 23000 decessi solo negli stati Uniti (7).

Nella UE sono registrati 25.000 decessi all’anno, e la mortalità globale si aggira sui 700.000 morti l’anno. Tra le 12 azioni proposte per arginare il problema dall’UE rientrano prevenzione, ricerca e innovazione (8). 

L’aumento della resistenza antibiotica ha quindi stimolato l’interesse in profilassi non antibiotiche delle UTIs. (9).

È stato evidenziato da numerosi studi che l’antibiotico- resistenza nelle infezioni del tratto urinario è correlata alla frequenza di terapie antibiotiche. Ciò rende necessario un utilizzo parsimonioso e razionale di questo tipo di terapia anche per le notevoli ripercussioni economiche e costi per la sanità (6).

Un problema che affligge frequentemente le donne è la cistite cronica ricorrente. Approssimativamente il 20%-30% di donne dopo un episodio di UTI andrà incontro a recidive (9) Per definire un UTI ricorrente devono manifestarsi nel paziente almeno 3 episodi di UTI in 12 mesi o almeno 2 episodi in sei mesi. (10).

La diagnosi si basa su anamnesi e valutazione dell’analisi microbiologica. Nello specifico la diagnosi di cistite cronica non complicata si basa essenzialmente sulla raccolta anamnestica e sui risultati microbiologici. Per identificare una paziente affetta da tale patologia è necessario basarsi sui risultati delle analisi microbiologiche. Le indagini strumentali routinarie e la cistoscopia non sono raccomandate se non in casi con sintomatologia e segni atipici. Anche la valutazione del residuo post-minzionale non ha dimostrato alcuna efficacia o accuratezza (6).

Di recente sviluppo è la validazione di un nomogramma per la valutazione del rischio di recidiva a 12 mesi dopo terapia antibiotica. Tale strumento ha dimostrato un’accuratezza diagnostica elevata utilizzando come fattori predittivi i seguenti parametri: numero di partner, alvo, tipi di patogeni isolati, stato ormonale, numero di pregresse IVU del basso apparato urinario, pregresso trattamento di batteriuria asintomatica (11).

Questo strumento fornisce un’accurata valutazione di queste pazienti e riesce a identificare quelle pazienti che sono a maggior rischio di recidiva e dovrebbero essere sottoposte ad un regime profilattico. Inoltre, anche nella validazione di questo strumento si ribadisce il concetto che, nel caso di batteriuria asintomatica nelle donne con IVU del basso tratto urinario, questa non deve essere trattata poiché potrebbe essere protettiva nei confronti di un successivo episodio. Lo spettro di patogeni responsabili delle IVU ricorrenti è sostanzialmente sovrapponibile con quanto detto per le cistiti acute (6).

Le cistiti croniche rappresentano una bella sfida per l’urologo per i seguenti motivi:

  • considerevole prevalenza (il 20-30% delle donne che hanno avuto un singolo episodio di IVU del basso apparato urinario possono sviluppare una IVU cronica)
  • giovane età delle pazienti
  • impatto sulla qualità di vita
  • scarsa efficacia della terapia
  • costi ambulatoriali a cui sommare test diagnostici e prescrizioni
  • rischio di utilizzo inefficace ed eccessivo dell’antibiotico-terapia
  • ceppi multi-resistenti

Per questi soggetti a rischio sono necessarie strategie terapeutiche per lungo periodo, e diventa importante ridurre l’utilizzo di antibiotici e modificare comportamenti a rischio e predisporre alternative profilattiche.  

La profilassi può essere attuata essenzialmente in tre modi:

  • Antibiotico profilassi (12)
  • Profilassi non antibiotica 
  • Profilassi comportamentale (tale strategia tende a diminuire e tenere in considerazione i seguenti fattori di rischio: la frequenza di rapporti sessuali, l’età della prima IVU; anamnesi, IVU madre, l’età della prima IVU, frequenza rapporti sessuali, uso di spermicidi, predisposizione genetica, fattori ambientali ed alimentazione. Dopo menopausa possono favori il residuo post-minzionale e prolasso vescicale ed incontinenza) (13).

È fondamentale in base alle informazioni su citate limitare l’utilizzo di antibiotici per limitare l’antibiotico resistenza ed orientarsi alla gestione del paziente a metodiche di profilassi non antibiotica. 

Il professionista potrà supportare la profilassi delle infezioni ricorrenti mediante una opportuna supplementazione alimentare. 

Molti fattori dietetici sono associati ad una riduzione del rischio di UTI compreso il consumo di succhi freschi specialmente di bacche (13).

In questo contesto di prevenzione finalizzato a limitare infezioni ricorrenti nel tratto urinario che si inserisce il nostro speciale blend a base di ingredienti naturali, Macroselle® frutto delle più recenti acquisizioni scientifiche in termini di nutrizione e dietetica per la prevenzione delle infezioni del tratto urinario e per il suo benessere.

MACROSELLE®- SPECIALE BLEND A BASE DI CRANBERRY, IBISCO CON PROPOLIS E.S.   

 

Macroselle® è una miscela di tre ingredienti tradizionalmente impiegati nella produzione di integratori alimentari, quali Propolis estratto secco titolato in 3% in polifenoli, Ibisco (Hibiscus sabdariffa L., fiori) estratto secco e Cranberry (Vaccinium macrocarpon Aiton, fructus) estratto secco titolato in Proantocianine (PACs).

IBISCO (HIBISCUS SABDARIFFA L., FIORE)   

 

I fiori d’ibisco (English: roselle, red sorrel; Arabic: karkadé), sono utilizzati in varie parti del mondo nella preparazione di te e tisane (14). A livello nutrizionale il fitocomplesso contiene diverse sostanze che insieme contribuiscono alla salute delle vie urinarie. Studi in vitro hanno dimostrato che Hibiscus sabdariffa L, manifesta proprietà antiossidanti (15).

Inoltre, sono state evidenziate acidi organici, steroli, terpenoidi, composti fenolici, polisaccaridi e sali minerali (16) Tra queste spiccano le procianidine che possiedono attività antiossidante ed antibatterica. Gli acidi organici causano acidificazione del pH urinario producendo così un ambiente inadatto alla riproduzione batterica e notevole è il contenuto in vitamina C.

E’ stato dimostrato mediante studi in vitro che l’estratto di Hisbiscus sabdariffa previene le UTIs ricorrenti e risulta un buon agente batteriostatico e antibiotico (17).

CRANBERRY (<i>VACCINIUM MACROCARPON</i> AITON, FRUCTUS)  

Cranberry è un alimento utilizzato per la prevenzione delle UTI da decenni. Nonostante ciò, il meccanismo di azione non è stato completamente delucidato (18). Tra il 40-50% delle donne adulte hanno sperimentato almeno un UTI durante la loro vita (19).

I componenti attivi nel cranberry sono le proantocianidine oligomeriche di tipo A che sono epicatechine unite con il maggior grado di polimerizzazione, queste molecole inibiscono l’aderenza delle fimbrie P delle specie uropatogene (20).

Si sottolinea che non tutti i ceppi di E coli possiedono le fimbrie P, questi fattori di attacco legano un disaccaride presente sulla superficie delle cellule uroepiteliali ed inoltre legano l’antigene P degli eritrociti, i ceppi che possiedono queste proprietà sono definiti appunto uropatogeni.

A causa dell’elevato numero di studi clinici che si sono susseguiti negli anni si segnalano reviev e matanalisi che hanno posto a confronto e valutato i risultati di più trials basati sul consumo di prodotti a base di cranberry e condotti su diverse categorie cliniche di soggetti, tra cui donne soggette ad UTIs ricorrenti, anziani, soggetti giovani con UTIs non complicate, pazienti cateterizzati, bambini.

Una metanalisi seguita da Jepson e Craig pubblicata nel 2008 da Cochrane Library ha raccolto diversi studi clinici che hanno evidenziato chiaramente una diminuzione nel numero di UTI sintomatiche in seguito al consumo di prodotti a base di cranberry, in particolar modo per donne soggette ad UTIs ricorrenti.

I risultati della metanalisi hanno dimostrato che in quattro dei trail clinici considerati l’utilizzo di cranberry ha ridotto in modo statisticamente rilevante l’incidenza di UTIs a distanza di un anno comparati al placebo. La tipologia di soggetti che ha tratto maggior beneficio dal trattamento con cramberry sono state donne con UTIs ricorrenti (21).

Uno studio di metanalisi del 2012 ha posto a confronto 13 trail clinici che valutavano gli effetti del consumo di prodotti a base di cranberry su diverse categorie di soggetti. I risultati hanno dimostrato che il consumo dei prodotti contenenti cranberry protegge dalle UTIs solo alcune categorie di soggetti e che conferma i risultati della precedente metanalisi ovvero che la popolazione che trae maggior beneficio dall’utilizzo di prodotti a base di cranberry sono donne con UTIs ricorrenti, oltre che i bambini (22).

Lo studio di seguito presentato è inserito in entrambe le review precedentemente citate e raccoglie un numero statisticamente rilevante di soggetti e valuta il target di riferimento del nostro prodotto. 

Trattasi di uno studio randomizzato in doppio ceco e controllato del 2002 di Stothers con un numero rilevante di partecipanti, che ha valutato l’efficacia nelle prevenzioni di infezioni del tratto urinario nelle donne tramite la somministrazione controllata di prodotti a base di Vaccinum macrocarpon.

Per lo studio sono state seguite di 150 donne sessualmente attive con un’età compresa tra i 21 ed i 72 anni con una media anagrafica di 42 anni.

Seguite per un anno ed inserite in uno dei tre gruppi randomizzati: 

  • succo placebo in associazione a compresse placebo,
  • succo placebo in associazione a compresse di cranberry 
  • succo di cranberry in associazione a compresse placebo

Le compresse sono state consumate in 2 somministrazioni giornaliere mentre il succo veniva consumato in 3 somministrazioni giornaliere 250 ml per ogni singola dose.

Il numero medio di UTIs medio annualmente per gruppo di controllo è stato 0,72 nel gruppo placebo, 0,30 (p<0.05) nel gruppo a cui è stato somministrato il succo   e 0,39 nel gruppo a cui sono state somministrate le compresse (p<0,05).

I risultati hanno dimostrato che entrambi i prodotti a base di cranberry (succo e compresse hanno fatto diminuire in misura statisticamente significativa il numero di pazienti con almeno una UTI sintomatica in un anno (23).

I risultati precedentemente presentati sostengono pienamente utilizzo di cranberry per prevenire infezioni delle vie urinarie in donne soggette a cistiti ricorrenti.

PROPOLI  

Utilizzato da millenni come antibiotico, il termine propoli (pro e polis) venne coniato da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia, termine che tradotto vuol dire “difensore della città” ed effettivamente quello è il suo ruolo biochimico all’interno dell’alveare. Contiene un grande varietà di molecole diverse, tra le più importanti resine, cere ed oli essenziali ma anche polline, diverse vitamine e sali minerali. È ampiamente dimostrato il suo ruolo come agente batteriostatico e battericida. È ampiamente dimostrato il suo ruolo come agente batteriostatico e battericida ad ampio spettro. Gli vengono riconosciute inoltre attività antiossidante e immunoregolatrice (24).

Uno studio in vitro ha valutato la capacità antibatterica di propoli su ben 320 ceppi di batteri patogeni. Propoli ha dimostrato una capacità inibitoria sulla maggior parte di ceppi (25).

Macroselle®  dimostra come la presenza della propolis possa favorire un aumentata azione benefica in sinergia con le Proantocianidine (PAC) presenti nel cranberry per il benessere del tratto urinario. Le evidenze scientifiche che avvalorano l’efficacia del complesso derivano da uno studio clinico realizzato da Lavigne (26), dove si è visto come la somministrazione di propoli in polvere è in grado di potenziare l’attività antiadesiva delle proantocianidine sulla specie Escherichia coli, proteggendo dall’adesione batterica delle specie dei ceppi di E coli uropatogeni e dimostrando efficacia nella prevenzione delle infezioni del tratto urinario (27, 28).

Fonte e bibliografia

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